Cari lettori, oggi vi parlerò dell’interpretariato, della figura dell’interprete e della sua professionalità, facendo riferimento anche ad un articolo scritto da Deborah Giustini, una ricercatrice dell’Università di Manchester. Buona lettura!
LA FIGURA DELL’INTERPRETE
La professione di interprete viene spesso confusa con quella di traduttore, per questo partiamo da un brevissimo chiarimento a riguardo.
Innanzitutto è importante sottolineare che si parla di TRADURRE sia per l’interprete che per il traduttore ma, ovviamente, in due forme diverse.
Gli Interpreti sono esperti di lingue e comunicazione che ascoltano, comprendono e TRADUCONO ORALMENTE le comunicazioni tra una lingua ed un’altra durante conferenze, eventi televisivi e spettacoli trasmessi a livello internazionale. In altre parole, i loro servizi sono richiesti ogni volta che la lingua parlata non può essere compresa da tutti i partecipanti. Essi generalmente si specializzano e lavorano con due lingue, la loro lingua madre ed una seconda a scelta. Ad ogni modo, possono specializzarsi anche in una terza o addirittura quarta lingua, purché ad alti livelli. Solitamente si traduce verso la lingua madre. Gli Interpreti possono lavorare in proprio o presso agenzie specializzate in questo tipo di servizi.
Come mediatori culturali e linguistici, gli interpreti hanno svolto per secoli un ruolo importante, consolidato dall’evoluzione delle relazioni diplomatiche internazionali e dalla fondazione dell’ONU. L’interpretazione aiuta a facilitare il dialogo e la comprensione diplomatica internazionale, rafforzando la pace e la sicurezza nel mondo, evitando fraintendimenti che talvolta possono avere serie conseguenze.
LE TECNICHE DI INTERPRETAZIONE
Esistono varie tecniche di interpretazione ognuna con i propri segreti e le proprie difficoltà. Le più conosciute sono sicuramente l’interpretazione consecutiva e l‘interpretazione simultanea.
Nel caso della prima l’interprete assiste alla conversazione dei partecipanti sedendo insieme a loro: senza cuffia, ma con l’ausilio di appunti e annotazioni, traduce a intervalli regolari di tempo che variano dai 5 ai 10 minuti. È una modalità di interpretazione adatta a eventi di breve durata, come le conferenze stampa, o a presentazioni tenute da un unico relatore.

La seconda invece è una modalità di interpretazione usata per conferenze con un elevato numero di partecipanti, in cui è necessario che gli interpreti traducano in tempo reale ciò che dice l’oratore, fatto salvo un minimo scarto temporale detto décalage. Prevede almeno due interpreti per lingua che lavorano in una cabina isolata acusticamente e con visione della sala: alternandosi, ricevono il discorso del relatore in cuffia e lo restituiscono quasi contemporaneamente in un microfono ovviamente nell’altra lingua. La concentrazione e la memoria nonché la rielaborazione giocano un ruolo fondamentale. Mediante un auricolare, i partecipanti all’incontro possono ascoltare la traduzione nella lingua desiderata.

Oltre questi due tipi abbiamo poi lo chuchotage o interpretazione sussurrata molto utilizzata soprattutto in tv (la famosa Olga Fernando ne è un chiaro esempio), il bidule, un sistema di ricevitori e trasmettitori portatili simile a quello utilizzato dalle guide turistiche, praticabile solo per piccoli gruppi, o ancora l’interpretazione di trattativa in cui l’interprete consente la comunicazione in trattative d’affari e discussioni di lavoro cui partecipano un numero limitato di persone, senza l’impiego delle tecniche di interpretazione consecutiva o simultanea.


IL MANTELLO DELL’INVISIBILITÀ
Gli interpreti sono obbligati da codici di condotta a comportarsi in un certo modo seguendo ideali distintivi di neutralità ed invisibilità, soprattuto se hanno a che fare con eventi pubblici e di alto livello. Naturalmente non sono “veramente” invisibili: sono fisicamente visti e ascoltati, ma il loro ruolo è quello di rimanere in secondo piano e non rubare la scena ai “protagonisti” dell’incontro. Più un interprete facilita l’interazione tra le persone senza mostrare alcuna angoscia o situazioni di difficoltà, tanto più dimostra di essere una figura professionale.
Le ricerche dimostrano che il ruolo dell’interprete è inteso come un “canale” che trasmette il messaggio al pubblico senza alcuna alterazione, intrusione o opinione, incluso le espressioni facciali e le emozioni. Di cosa sto parlando? Vi riporto un simpatico aneddoto che, dagli Stati Uniti, ha fatto il giro del mondo in un batter d’occhio.
La conferenza stampa tra il presidente italiano Sergio Mattarella e il presidente americano Donald Trump tenutasi il 16 ottobre 2019 alla Casa Bianca, non ha fatto altro che accendere i riflettori su un’altra delle persone presenti. Sto parlando proprio di Elisabetta Savigni Ullmann, interprete di Mattarella, la quale mentre prendeva appunti e ascoltava attentamente le parole dei leader, pronta a tradurre dall’inglese all’italiano, sembrava davvero molto confusa.
Probabilmente la Savigni Ullmann era molto concentrata solo sull’ascolto e sulla traduzione consecutiva, il che è assolutamente comprensibile. Il problema infatti, indipendentemente da cosa stesse dicendo Trump e dalle espressioni facciali della donna è che, a priori, l’interprete avrebbe dovuto assicurarsi la totale invisibilità (solitamente ciò viene stabilito con il cerimoniale) durante l’incontro, cosa che evidentemente non è avvenuta.

L’invisibilità degli interpreti infatti li protegge dall’essere chiamati a rispondere delle loro interpretazioni errate o dall’essere accusati di interferenze e li aiuta a raggiungere una comunicazione trasparente. Ma ha anche implicazioni per il loro riconoscimento professionale, in quanto devono agire come figure nascoste.
L’interpretariato quindi, contrariamente a quello che molta gente pensa è una professione difficile. Gli interpreti interpretano e restituiscono in un’altra lingua le parole di altri esperti, in tempi limitati, affrontando un vortice di argomenti e terminologia settoriali, in ambienti ad alta posta in gioco e senza rete di sicurezza. È solo nel fallimento, quando commettono errori o attirano troppa attenzione, che si fanno notare o meglio che fanno notizia.
COMPETENZE INVISIBILI IN UN’EPOCA DI AUTO-CELEBRAZIONE
In un’epoca di continua auto-celebrazione dove i lavoratori tendono ad aumentare la visibilità del proprio lavoro, pubblicandolo ad esempio sui social media, gli interpreti fanno sì che lo spettacolo continui pur rimanendo una presenza anonima sul palcoscenico. Questo è anche il caso di coloro che svolgono tantissime altre professioni apparentemente invisibili come l’editing, il lavoro digitale, i servizi sociali, il lavoro domestico, e parti di attività mediche e infermieristiche che pur restando dietro le quinte realizzano progetti che incidono significativamente sulla nostra vita. Si parla di lavoro, capacità e competenze invisibili, loro ci sono ma non si vedono e sono fondamentali per il completamento di compiti complessi e la produzione di risultati specifici.

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