Arrival è un film di fantascienza del 2016 diretto da Denis Villeneuve, basato sul racconto Story of your life di Ted Chiang.
Dopo l’apparizione di dodici astronavi extraterrestri in diversi luoghi della Terra, la linguista Louise Banks viene selezionata da una squadra speciale di esperti dell’esercito statunitense per stabilire una comunicazione con gli alieni e interrogarli sulla loro provenienza e sul motivo della loro “visita”. La donna si ritrova così a dover decifrare, quindi tradurre, interpretare e mediare linguisticamente strani simboli rotondi. Si tratta di frasi palindrome scritte in modo circolare che si formano a seguito dell’emissione di un gas dalla base di uno dei piedi di quegli extraterrestri che chiamano eptapodi.

L’ambiguità nella traduzione diventa un problema cruciale quando, rispondendo alla domanda di Louise sulle loro intenzioni, gli alieni comunicano simboli interpretabili come offer weapon letteralmente “offrire arma”. Mentre alcune nazioni, in particolare la Cina, vedono il messaggio come una minaccia e si preparano ad attaccare gli alieni, Louise comprende che quel weapon non designa in realtà un’arma, ma un mezzo, uno strumento o ancor meglio un dono. Gli alieni sono infatti venuti sulla Terra per offrire al mondo la loro lingua, in grado di cambiare la percezione lineare del tempo degli umani, permettendogli di sperimentare “memorie” del futuro. Louise stessa è la conferma di tutto questo perché attraverso l’apprendimento della lingua degli alieni che hanno una concezione del tempo diversa, si accorge di sognare avvenimenti futuri riguardanti la sua famiglia.

L’IPOTESI DI SAPIR-WHORF
La chiave per interpretare il film è la cosiddetta ipotesi di Sapir-Whorf conosciuta anche come teoria del “relativismo linguistico“. Secondo questa teoria, che prende il nome dal linguista e antropologo statunitense di origine tedesca Edward Sapir e dal suo allievo Benjamin Lee Whorf, la lingua che parliamo influenza e dà forma al nostro pensiero. Il modo in cui un popolo si esprime determina il suo modo di pensare. Pertanto chi parla più lingue pensa in modo diverso e ha una visione del mondo differente.
In conclusione, secondo questa ipotesi e secondo quanto appreso dal film, chi parla più lingue è in grado di comprendere e di vedere il futuro.

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